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20161014 [8b] OpenOffice 4.1.3, Mark Twain e il recentismo

Parafrasando la celebre lettera di Mark Twain al New York Journal, potremmo dire che le notizie dell'immette dipartita di OpenOffice sono state un'esagerazione. Da alcune ore è infatti in circolazione Apache OpenOffice 4.1.3 [1] che come al solito può essere scaricata dal sito ufficiale del progetto. Come la numerazione lascia intuire non si tratta certo di un rilascio rivoluzionario, ma testimonia comunque che dietro le quinte i volontari del progetto hanno continuato a lavorare sul codice e sulla sua gestione.

Del resto software come OpenOffice hanno raggiunto ormai un elevato grado di maturazione al punto che l'introduzione di nuove funzioni talvolta rischia addirittura di essere controproducente. Il codice alla base di OpenOffice è ormai molto stabile e l'innesto di alcuni componenti arrivati attraverso la donazione del sorgente di Lotus Symphony da parte di IBM, è stato ben metabolizzato. Non siamo in pochi qua giù interessati a stabilità ed affidabilità più che a pseudo-features a getto casuale.

Eppure il meccanismo con cui alcune informazioni sono circolate in rete merita di essere studiato anche oltre il caso specifico. Come sono nate dunque le false notizie sulla chiusura di OpenOffice? L'innesco è un messaggio [2] di Dennis E. Hamilton del primo settembre indirizzato alla lista internazionali degli sviluppatori di AOO in cui -tra molte altre questioni- si ipotizza anche l'eventuale archiviazione del progetto. Basta però leggere le risposte al messaggio originario per capire che questa ipotesi non gode certo di consenso nella comunità di OpenOffice. Qui [3] ad esempio potete leggere la risposta di Andrea Pescetti che peraltro ha spiegato [4] la situazione anche nella lista degli utenti italiani. O ancora qui [5] le osservazioni di Roberto Galoppini.

Una discussione quindi, e non certo una notizia. Del resto parlare e confrontarsi è un po' l'anima del software libero, ed il bello è che si può anche non essere d'accordo. Per rendere l'idea pochi giorni dopo sulla stessa lista è partita una nuova discussione [6] in cui si analizzano la ragioni opposte per cui lo sviluppo di OpenOffice dovrebbe proseguire e su come eventualmente renderlo migliore.

Ma allora perché così tanti siti sono arrivati a dare per certa la chiusura di AOO al massimo parandosi il c___ con qualche punto interrogativo messo a caso? Occorre comprendere che buona parte dell'informazione online è un copiarsi reciproco che porta una stessa notizia a diffondersi rapidamente. I più eticamente corretti cercano di risalire alle fonti originali per confermare, ridimensionare o anche smentire i fatti riportati. Nella maggior parte dei casi però la fonte scelta viene data automaticamente per verificata senza preoccuparsi troppo del percorso seguito dalla notizia (in un contesto diverso ne ha parlato [7] recentemente anche Paolo Attivissimo). Funziona così negli USA e funziona così anche in Italia, solo con qualche ora di ritardo per compensare il fuso orario.

Il risultato è evidente. La non-notizia diventa virale e si amplifica senza alcun apporto critico. Complice il recentismo [8] di cui soffrono (volutamente) da un po' di tempo gli algoritmi di Google Search, cercando informazioni su OpenOffice in questi giorni è molto facile imbattersi in una delle decine di copie-carbone che riportano la medesima versione. Non c'è molto che si possa fare ovviamente a meno di non mettersi tutti li e scrivere una controstoria altrettanto mediatica...

Quindi per ora lunga vita ad OpenOffice.

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